Placido Titi, De diebus decretoriis II 61ss
Che cosa sia
l'oroscopo lunare che è detto altresì parte di fortuna
e in quale modo debba essere computato.
traduzione di Giuseppe Bezza (Schema 9, 6.1988)
Quando Tolomeo ha da definire il luogo della parte di fortuna inizia, come è suo costume, con l'insegnare un certo procedimento che sia facile a comprendersi, ovvero mediante la sequenza dei segni, affinché si comprenda il vero metodo, che espone in seguito con termini più chiari. Così pertanto inizia Tolomeo: Calcoliamo la parte di fortuna sia di notte che di giorno - e ciò dice per respingere l'opinione di alcuni antichi - dal numero dei gradi compresi tra il Sole e la Luna; se lanciamo altrettanti gradi dal segno ascendente, secondo la sequenza dei segni, laddove terminerà tale computo, quel grado del segno e quel luogo diremo racchiudere la sorte di fortuna. Se Tolomeo parla di segni e di loro sequenza, non intende già che la parte di fortuna compia rotazione o dimori su quei medesimi segni o lungo la via dello zodiaco; vuole soltanto mostrare la sequenza in sè, l'ordine e la successione. Ed affinché meglio si possa comprendere il suo divisamento, aggiunge questa dichiarazione: In modo che quel rapporto o configurazione che il Sole intrattiene rispetto al grado orientale dell'orizzonte, intrattenga anche la Luna rispetto alla parte di fortuna, sicché questa sia come l'oroscopo lunare. Pertanto la parte di fortuna deve distare dalla Luna tanto quanto dista il Sole dall'oroscopo e come l'ascendente è l'oroscopo del Sole, così la parte di fortuna sia come l'oroscopo della Luna. Ora, se è possibile, ricerchiamo il fondamento di codesta parte che alcuni, giudicandola inane, respingono. Innanzitutto è manifesto che il tempo diurno compete al dominio del Sole, il notturno al dominio della Luna; d'altro canto Tolomeo dichiara ripetutamente e su ciò continuamente insiste nel quadripartito. Ciò appare inoltre confermato dai nostri esempi delle natività e delle figure di decubito. Invero, nel tempo notturno la Luna ha la facoltà di promuovere le sue qualità, ovvero l'umidità feconda degli esseri viventi; e queste sue facoltà essa promuove fino al sorgere del Sole: allora infatti il Sole inizia ad assumere il suo dominio, onde laddove vien meno l'autorità della Luna, colà essa concede il termine estremo, la qualità massima di tutto il suo operare e della sua autorità medesima. Ora, una cosa è chiara ed inconfutabile: gli astri influiscono in virtù di un duplice moto, mediante il loro moto proprio lungo lo zodiaco e mediante il moto universale nel mondo. E come, muovendosi lungo lo zodiaco, descrivono ivi i circoli che sono misura e tempo del loro influsso - e son questi circoli in virtù dei quali effettivamente influiscono - così, muovendosi per il moto universale, descrivono circoli paralleli che sono misura e tempo del loro influsso in virtù del moto universale medesimo. Pertanto ogni distanza, sia essa proporzionale o non proporzionale, deve essere assunta in quei medesimi paralleli in virtù del moto universale; e a tal uopo si deve procedere nel medesimo modo con il quale si computano nello zodiaco i moti e le orbite degli astri. Ma di tutto ciò abbiamo diffusamente trattato nella Coelestis Philosophia. Ora, se la Luna deve distare dalla parte di fortuna l'intervallo medesimo che esprime la distanza del Sole dall'oroscopo, ne consegue necessariamente che, giacché l'intervallo del Sole dall'oroscopo si produce lungo il parallelo del moto universale proprio al Sole medesimo, allo stesso modo l'intervallo della Luna dalla parte di fortuna si produce lungo il parallelo del moto universale proprio alla Luna. Tuttavia qualcuno può osservare: se così stanno le cose, la parte di fortuna dovrà piuttosto situarsi ove si trova la Luna allorché il Sole tramonta, giacché è in quel tempo che essa inizia ad esercitare il suo dominio. Al che rispondo: primo, che le stelle operano per successione, sempre incrementando le loro qualità; ergo la Luna genera il grado più vigoroso della sua qualità al termine e non al principiamento del suo operare. Inoltre, anche il Sole concorre a stabilire il luogo di questa parte ed il Sole al suo sorgere inizia a vivificare con la sua luce feconda l'orizzonte intiero. Infatti, quel rapporto medesimo che il Sole ha rispetto al suo sorgere, ha anche la Luna rispetto alla parte di fortuna; e ancora: il rapporto tra la parte di fortuna e l'oroscopo è il medesimo che sussiste tra la Luna ed il Sole, onde il luogo della parte di fortuna acquisisce grande vigore in virtù di questo mutuo rapporto; e ciò quasi al modo medesimo per il quale le configurazioni tra gli astri sono efficaci in virtù di una distanza proporzionale, le quali distanze generano una gradualità causativa delle loro qualità e pertanto un'effettuazione sensibile. La nostra opinione viene inoltre corroborata dalla seguente conseguenza necessaria: la parte di fortuna deve situarsi in quel medesimo luogo, assunto in lunghezza ed in larghezza nella sfera locale (in eo loco secundum longum et latum accepto in mundo) ovvero in quella medesima distanza dal sorgere e in quel medesimo rapporto in altezza rispetto all'orizzonte in cui è la Luna allorché il Sole sorge. Ed inoltre colà immobile dimora, quantunque sia il Sole, sia la Luna procedano secondo il moto diurno (circa mundum) ad altri luoghi. Nondimeno, giacché la Luna procede via via lungo lo zodiaco in virtù del suo moto orario, quale ad essa compete secondo le sue ore temporali (motu particulari horario in zodiaco successive progreditur), anche la parte di fortuna medesima si muove del medesimo passo con cui la Luna si muove; e tuttavia essa sempre dimora in quel luogo in cui la Luna medesima dimorerebbe se il Sole fosse posto all'oriente, mantenuti stabili i luoghi del Sole e della Luna - e non già secondo il tempo precedente del sorgere del Sole, ma secondo il tempo della figura di natività. Inoltre, se la parte di fortuna ha da essere collocata in virtù della posizione della Luna al tempo del sorgere del Sole, quando nel prosieguo del tempo i due luminari si muovono, non vi è ragione alcuna perché la parte di fortuna non debba muoversi dal suo luogo in larghezza e secondo declinazione dalle parti australi a quelle boreali o il contrario, ovvero secondo la sequenza dei segni australi e boreali, se si considera che essa dimora stabilmente sul cerchio zodiacale e ivi procede. Invero la Luna, dipartendosi da quel luogo, descrive un dato parallelo grado per grado; allo stesso modo il Sole dal punto del suo sorgere. Ora, in virtù di questo moto successivo, o per meglio dire, di questo circolo, essi luminari influiscono rispetto a noi. E questo circolo ha, senza dubbio alcuno, un influsso effettivo, che gli è proprio per natura (qui proculdubio circulus influxus realis est, et in natura positus). Ne consegue pertanto che la parte di fortuna dimora immobile così come abbiamo detto. Così stando le cose, la parte di fortuna deve essere situata nel seguente modo: si prenda l'ascensione obliqua del Sole all'orizzonte della regione di natività; in seguito si prenda l'ascensione obliqua dell'orizzonte della figura di natività e sempre si sottragga l'ascensione obliqua del Sole dall'ascensione obliqua dell'orizzonte, ad essa aggiungendo, se necessità lo richiede, il cerchio intiero. Il prodotto deve quindi essere aggiunto all'ascensione retta della Luna e tale somma mostrerà l'ascensione retta della parte di fortuna, la quale parte sempre avrà la medesima declinazione della Luna, giacché posta nel di lei medesimo parallelo ed ivi sempre dimorerà. Nel trattato precedente mostrammo un computo più semplice e nondimeno impreciso. Infine, poiché da tale metodo segue che la parte di fortuna non prende posto, né procede lungo il cerchio dello zodiaco, ma lungo il parallelo della Luna, è conseguenza necessaria che i raggi e le familiarità dei pianeti ad essa non si producono lungo lo zodiaco, ma nella sfera locale (in mundo). E' nondimeno innegabile che il segno coascendente o condiscendente, come pure le stelle fisse, grande efficacia hanno nel cagionare una qualità alla parte di fortuna medesima, come altresì il dominio dei pianeti in quel medesimo segno.