Placido Titi

La rivolta di Masaniello

traduzione di Giuseppe Bezza

   La descrizione degli eventi connessi ai singoli pianeti dominatori del luogo dell'eclisse rappresentò un modello cui gli astrologi hanno sempre attinto.    Portiamo ad esempio un giudizio astrologico su una sequenza di eclissi che furono interpretate come la causa remota della sommossa napoletana del 1647.    L'autore, Placido Titi, monaco della congregazione olivetana dell'Ordine di san Benedetto, pubblicò questo giudizio alla fine del primo tomo del suo De diebus decretoriis*, un trattato di medicina astrologica. Afferma in effetti il Titi che tutte le interpretazioni compiute mediante l'arte astrologica sono simili al giudizio che si dà di una malattia. Il metodo di interpretazione del Titi appare comunque fedele al procedimento tecnico tolemaico.

Domenico Gargiulo, La rivolta di Masaniello del 1647
Napoli, Museo di San Martino
* De diebus decretoriis et aegrorum decubitu ad iuvandam praeclaram Artis Medicae Professionem iuxta Summorum Pontificum et Sacri Concilii Tridenti indultum, Epitome Astrosophica Physicis maxime rationibus, deinde Galeni, Aristotelis et Ptolemaei praeceptis contexta a D. Placido de Titis Perusino Olivetano in Almo Tycinensis Gymnasio Mathematicarum Professore publice exhibita. Cum LX Exemplis apud gravissimos Authores inventis, Ticini Regii 1665, I, p. 250 ss.
Dopo aver completato gli esempi promessi riguardo agli inizi delle malattie, mi sia concesso di aggiungere un’osservazione astronomica degna di nota e che forse è di non poca pubblica utilità ai principi e ai governanti, qualora antevedano con accortezza ciò cui consentono le stelle. Intendo parlare della straordinaria sollevazione del popolo napoletano che, nella sua irragionevolezza, portò Masanello dal mercato dei pesci alla dignità di principe e quindi, il decimo giorno dall’inizio della ribellione, lo trucidò. Tutte queste cose sono ben note. Apparirà qui evidente come, in ogni evento, non vi sia che un solo e medesimo metodo, medesimi essendo i principi astronomici. È quindi ben vero ciò che Galeno dice nel terzo libro dei giorni critici, ove mostra che in ogni genere di cose le crisi si producono seguendo i medesimi modi e processi. Pertanto è possibile, al fine di impedire o rimediare ai pubblici mali, scegliere, grazie alle osservazioni astronomiche, i tempi che convengono agli eventi medesimi.
Inizierò da un presagio - e questo sia ad elogio non dell’uomo, ma di questa nobilissima arte -  affinché comprendiamo che la natura è solita preannunciare con segni gli effetti che son per prodursi. Nell’anno 1646, intorno alla terza ora della notte seguente il 29 gennaio e che precedeva la futura eclissi di Luna, un professore di astronomia, che si trovava a Imola, osservò intorno alla Luna piena un cerchio luminoso del diametro di circa 40 gradi. Dalla Luna, che ne occupava il centro, si dipartivano, a mo’ di croce, quattro raggi scintillanti e nei punti in cui toccavano il cerchio splendeva un’altra Luna. Due dei quattro raggi formavano una linea retta, scendendo perpendicolarmente dallo zenith verso l’orizzonte, gli altri due costituivano una linea retta, parallela all’orizzonte, che si estendeva fin quasi a Venere, che ancora era visibile ad occidente.[1] Questo fenomeno[2] svanì completamente dopo circa un’ora.
L’astronomo riferì questa visione al Sommo Pontefice[3] e, alle sue domande riguardo le cause e gli effetti, rispose che certo si trattava di un fenomeno meteorico formatosi nella regione aerea, come è evidente dai principi e dalle argomentazioni dell’ottica. E pertanto vi sarebbero state copiosissime piogge. Inoltre, poiché in questi anni molte sono le eclissi visibili dei luminari nel segno del Leone, che presiede all’Italia, vi è presagio di un grave danno in alcune provincie italiane.
Sono a tutti note le straordinarie e continue piogge che caddero nell’autunno e nell’inverno seguenti ed il Po straripò nei pressi di Cremona, seguirono sterilità dei campi e carestie e quindi si produssero guerre in Lombardia ed infine rivolte e straordinari tumulti a Palermo e a Napoli. Ma passiamo ora alla considerazione delle cause.
Nell’anno 1645, la terza ora della notte seguente il 10 di febbraio, apparve una cospicua eclissi di Luna, sebbene non totale, a gradi 23 del segno del Leone.[4] Quindi, il 21 agosto del medesimo anno, alle ore 18,[5] vi fu un’eclissi di Sole a 28 gradi del Leone, non totale tuttavia e di un’ombra minore dell’eclissi lunare precedente. In seguito, nel 1646, alle ore 14 della notte seguente il 30 gennaio[6] apparve a gradi 12 del Leone un’eclissi di Luna totale e durevole, la sua durata essendo di quattro ore. Infine, nel 1647, il 20 gennaio, alle ore 6 della notte seguente, un’altra eclissi di Luna apparve a gradi 1 del Leone, culminante Sirio e, pur non essendo totale, era nondimeno sufficientemente cospicua.[7] Si deve soprattutto notare che Marte e Giove erano retrogradi ed uniti alla Luna ed in quadratura con Saturno ed in opposizione con Mercurio retrogrado. Marte, in particolare, si separava per retrogradazione[8] dalla figura quadrata con Saturno, posizione in cui si trovava quando era nella sua prima stazione nel dicembre dell’anno precedente.[9] In quanto a Giove, non aveva ancora raggiunto la quadratura con Saturno, cui tuttavia si applicava,[10] e Marte e Giove erano in Leone e Sirio sorgeva con essi.[11] In seguito, Marte, ripreso il moto diretto, all’inizio di aprile si congiunge con Giove, a maggio forma parallelo con Saturno e tosto quadratura. Giove, invece, all’inizio di luglio perviene al parallelo di declinazione e al quintile di Saturno.[12]
Ora, il segno del Leone, in cui apparvero così numerosi deliqui dei luminari, ha signoria sull’Italia, secondo Tolemeo, quadr. 2,3. E poiché è segno igneo e in quei tempi i pianeti superiori erano in mutuo rapporto mediante declinazione e raggi ostili, ritengo senz’alcun dubbio che debba essersi acceso in cielo un qualche corpo meteorico ignito e che sia passato inosservato o a causa delle nubi o celato dal chiarore diurno o trascurato per negligenza.
Ad ogni modo, molte furono le eclissi dei luminari nel segno del Leone e molteplici, varie e ripetute familiarità tra i pianeti superiori, sia ostili, sia ancipiti, si concentrarono nell’anno 1647 e nel 1648. E queste cose, secondo quanto tramanda Tolemeo, sono causa di straordinari effetti nel mondo; dice infatti, al capitolo 4 del secondo libro: «La prima e più potente causa di siffatti eventi riposa sulle sizigie eclittiche del Sole e della Luna e dei transiti degli astri in quei tempi». E questo è altresì insegnato dagli autori antichi e dagli arabi. Le familiarità ostili e ancipiti tra i pianeti superiori suscitano infatti guerre e turbolenze, mentre le familiarità benigne apportano la pace e tempo tranquillo, soprattutto se vi acconsentono le natività (natalitiæ constitutiones) dei principi, come si può vedere nei secoli passati e in questo presente.
Fra tutte le eclissi sopra riportate, la più cospicua e vigorosa fu quella che apparve nella notte seguente il 30 gennaio del 1646, i cui effetti erano differiti ai primi mesi dell’anno 1647, giacché <il luogo dell’eclissi> era in una regione occidentale <del cielo>.[13] Di nuovo, nel gennaio del 1647, la Luna fu oscurata quand’era nell’undecimo luogo (ed in quel tempo, come dissi, i tre pianeti superiori erano tra loro ostilmente configurati) e pertanto annunciava i suoi effetti dopo circa cinque mesi. Quando invero Saturno e Giove apparvero nel medesimo parallelo di declinazione e configurati con raggio quintile, il 7 luglio, scoppiò la rivolta del popolo napoletano alle ore 17 e 30 minuti circa dal tramonto del Sole e la disposizione delle stelle era la seguente.[14]

Inizio della sommossa napoletana 

In questa figura si deve notare, primo: Saturno e Giove sono giunti al medesimo parallelo di declinazione, come ho già detto. Saturno e Marte hanno tra loro quadratum cosmicum.[15] Ed è manifesto sia dall’esperienza dei tempi passati, sia dalle nostre argomentazioni precedenti, che le congiunzioni, le quadrature, le opposizioni e i paralleli di queste stelle fra loro producono in cielo e in terra straordinari effetti.
In secondo luogo, si deve notare che il grado della culminazione superiore di questa figura è il grado della passata e recente eclissi di Luna[16] e l’angolo che precede l’eclissi lunare del gennaio 1646,[17] dove i raggi opposti di Marte si mescolavano, dall’oriente, con il luogo medesimo dell’eclissi[18] e dove si trovava la sorte di fortuna, che nella presente figura è posta nel luogo che Marte occupava in quell’eclissi[19] e nell’angolo sotterraneo.
Terzo. Il novilunio precedente della figura avvenne presso Sirio, con cui consorgeva Giove, e Sirio impressionava il cardine precedente dell’altra eclissi.[20]
Quarto. Giove si trova sui luoghi delle eclissi di Luna, posto nel culmine e spinge avanti motivazioni di libertà ed autonomia.
Quinto. Il Sole in segno mobile, la Luna in segno comune portano alla novità e alla rapidità delle cose.[21]
Sesto. Il Sole in esagono con Marte, la Luna in trigono con Saturno secondano i plebei umili e rabbiosi.
Settimo. Il Sole in segno fecondo, la Luna in segno comune conducono all’adescamento della folla.
Ottavo. Tutti i pianeti sopra l’orizzonte sospingono alla piena e sfrenata manifestazione di ogni cosa nascosta, occulta e silente, con unanime consenso.
Nono. Saturno, posto in quadratura a Marte e nell’ottava casa, che osserva per raggio di trigono la sorte di fortuna e che comanda altresì sul suo segno,[22] minaccia morte agli esattori delle tasse, segnatamente perché la sorte di fortuna, nella summenzionata eclissi lunare, era in opposizione a Marte, e per questo si produssero incendi.
Decimo. I luminari in segni femminili e in case cadenti dimostrano la scarsa abilità del popolo in rivolta ad amministrare le pubbliche cose.
Undicesimo. La Luna, che aumenta la sua luce, accresce la moltitudine, come suole d’altronde nelle malattie.
Dodicesimo. La Luna, nei confini di Marte, e nella sua medesima declinazione e in trigono con Saturno indica la ferocia degli incendi e le uccisioni.
Tredicesimo. Il Sole luminare del tempo,[23] libero dagli astri malefici, preserva la potestà del principe. Ciò, soprattutto, perché l’ultima eclissi lunare avvenne nell’undicesima casa, onde concerneva i cortigiani e non i re; mentre l’eclissi precedente, che apparve nel luogo del tramonto, significava mutamento delle leggi e delle istituzioni, come insegna Tolemeo trattando delle eclissi.[24]
Quattordicesimo. Infine, il Sole in segno mobile, la Luna in segno comune con Marte e crescente di luce, dimostrano un evento di moto violentissimo con incendi ed uccisioni, un decorso acutissimo, come accade nelle malattie; e poiché, come dissi, i pianeti superiori comunicavano tra loro in modo ostile, l’evento minacciava di mutarsi da acuto a cronico.
Per quanto attiene al decorso della crisi, si deve osservare che il 10 luglio, quarto giorno dall’inizio della sommossa, quando la Luna aveva percorso circa 45 gradi, si addivenne a degli accordi e furono abolite le tasse. E mentre questi accordi erano sul punto di essere resi pubblici, apparvero cinquecento uomini armati intenzionati ad uccidere Masanello e i suoi compagni e, quantunque cercassero di colpirlo con armi da fuoco, non ci riuscirono. Questo evento rimandò la pubblicazione dei patti. Ora, il quarto giorno fu indicativo della crisi che doveva prodursi nel settimo, ovvero il 14 luglio, quando la Luna aveva compiuto 90 gradi, giorno in cui Masanello, spontaneamente, chiede di dimettersi dal comando, esce di senno, è abbandonato da una parte del popolo, si trama contro la sua vita, etc. Pertanto, poiché i segni del quarto giorno indicativo furono imperfetti, similmente imperfetta apparve la crisi del settimo giorno, giacché ancora perduravano le condizioni precedenti. Ricorro allora al quinto giorno, che fu l’11 luglio, in cui i patti furono nuovamente stabiliti ed infine divulgati. In quel giorno la Luna era giunta al proprio sestile, pertanto fu indicativo il decimo giorno, 16 luglio, in cui la Luna giunse al proprio trigono dall’inizio della rivolta e in cui Masanello venne ucciso al mattino, quando il Sole occupava il luogo di Marte in mundo[25] e la Luna alla sua opposizione.[26] Quanto agli eventi che sono seguiti alla morte di Masanello, la qualità delle crisi e i loro tempi, e come l’evento da acuto si sia poi trasformato in cronico, tutto ciò lascio all’attenzione di chi mi legge.
Da queste cose apprendiamo che anche negli eventi guerreschi, come pure in quelli pubblici, i giorni critici e indicativi mantengono, come dichiara Galeno, il loro proprio metodo in virtù del movimento dei luminari del cielo. Da qui i capi militari possono trarre un grande vantaggio, notando ogni cosa avviene nei singoli giorni e quindi essere pronti a ricevere dai raggi dei luminari notizie non dissimili da quelle dei drappelli dei soldati, massimamente negli assedi, come se fossero dei negoziatori. Termini qui il nostro discorso sulle cause universali. Passiamo ora alle particolari. In questo modo ci si presenta la genitura di Masanello.

 

Natività di Masaniello

Quanto al corteo dei luminari,[27] notiamo il Sole in segno maschile e in angolo posto in sextili cosmico preciso con Giove, che è orientale, configurato con l’angolo supremo e rinvigorito da Venere in virtù dell’aspetto quadrato. Il Sole, inoltre, defluisce da Marte e Saturno, stante nondimeno nella loro declinazione. Tutti gli astri sono orientali, tranne Mercurio e la Luna. In forza della sua latitudine, Mercurio si congiunge, entro la distanza di un grado, con Aldebaran ed è posto in esagono con Venere e in trino cosmico con la Luna e insieme alle Iadi e tramonta unitamente a Sirio, e con questa stella comunica altresì mediante parallelo di declinazione. Ciò è invero degno di osservazione, giacché Mercurio era signore del corteo dei luminari.
La Luna è posta, rispetto alle stelle malefiche, in trigono zodiacale e in sesquiquadrato cosmico e, rispetto a Mercurio, in trino cosmico.
Il culmine è in sestile o quintile con il Sole, Saturno e Marte e in trigono con Giove.
Ora, il Sole, nella direzione primaria, era giunto al grado 25 del Cancro, dove già aveva toccato il quintile di Giove; per moto converso era giunto a Mercurio e al tramonto, dove incidevano le predette stelle lucide e il sestile di Venere e il trigono della Luna. E poiché il corteo dei luminari, segnatamente da parte di malefiche stelle, era in segno comune, e il culmine altresì in segno comune, ciò mostrava la subordinazione della moltitudine popolare.
In quanto alla vita, il Sole era il regolatore e quando, per direzione retta, era giunto a 25 gradi del Cancro, si trovava nel parallelo di declinazione dei pianeti malefici. Per direzione conversa giungeva senz’altro all’occaso unitamente ai malefici, dai quali è afflitto per parallelo cosmico, sia che si proceda o meno alla sottrazione per via dei malefici, poiché, in verità, erano sotto i raggi del Sole. Questo solo è certo, che il momento climacterico si produsse quasi precisamente, come appare dal luogo della direzzione secondaria della Luna. Aggiungiamo infatti  alle ore della natività 27 giorni e due ore per anni 27 e un mese e giungiamo al giorno 16 luglio con 7 ore e 29 minuti dal mezzogiorno del medesimo anno 1620. In quel tempo i pianeti erano posti in questi luoghi:

 Vedi che la Luna ritorna al suo luogo natalizio con il sesquiquadrato di Saturno e il biquintile di Marte, mentre il Sole procedeva tra il sestile e il quintile di Giove. Nel giorno della sommossa il Sole fu in sestile con Giove. Ed il giorno della morte di Masanello il Sole giunse al suo medesimo luogo con l’opposizione della Luna.
E a quell’ora, 7 e 29 mi. del 16 luglio 1620 della direzione secondaria, il Sole è posto nel punto stesso dell’occidente e precisamente, punto ove giunge la direzione conversa, come abbiamo detto. E questo è degno di osservazione.
La sommossa popolare e la morte di Masanello fu preceduta da un novilunio a gradi 10 del Cancro ovvero sul luogo di Marte rispetto ai moti secondari ed in sestile con Giove e con Venere che erano al mezzodì unitamente a Sirio culminante.
Le progressioni dipendono dal giorno 27 agosto 1622 in cui si trovavano le stelle così disposte:

Il Sole applicava al trigono di Giove della radice e al quadrato di Mercurio e nel giorno della sommossa, il Sole fu su Giove e Venere di queste progressioni e la Luna al loro sestile. E nel giorno della morte di Masanello sul luogo di Saturno con il plenilunio.
Si osservi che la sommossa popolare crebbe fino all’aumento della Luna, ovvero fino al plenilunio e tosto  venne meno, sebbene in seguito, a causa delle familiarità degli astri superiori, divenne cronico e mutò specie, passando dalla plebe alla nobiltà; così come sovente accade che le malattie si trasferiscono dalla bile alle parti del corpo interne, più nobili e solide e pertanto da acuti si fan cronici.
Si osservi inoltre il consentimento della natività di Masanello con le cause universali, onde fu chiamato da una condizione plebea al regno: nella natività di Masanello, Venere è sui luoghi delle eclissi, mentre nell’eclissi solare del 21 agosto 1645, Giove fu a 29 gradi dei Gemelli, mentre nell’eclissi lunare del 30 gennaio 1646 Giove fu a 27 gradi dei Gemelli ed in entrambi i luoghi il Sole di Masanello, nonché la Luna, ha uno scambio felice. Invero questa permuta dei benefici e dei luminari è efficacissimo a generare un bene, quanto a generare un male quella tra malefici e luminari. In seguito, nell’ultima eclissi di Luna Sirio stava presso il culmine, ovvero nell’angolo precedente <il luogo dell’eclissi> e Sirio, nella natività di Masanello, possedeva l’angolo d’occidente con Mercurio e Aldebaran. Infine, nel segno culminante dell’ultima eclissi si trovò il Sole di Masanello. E vidi un altro uomo con una siffatta permuta, che in un’altra sommossa veniva chiamato principe. Né d’altro canto appare esservi un’altra ragione per la quale l’influsso universale scenda ai singoli individui passibili, come insegna Tolemeo, nell’ottavo capitolo del secondo libro: «Ora, di norma, si trovano a condividere gli eventi universali quegli uomini nelle cui geniture i luoghi più necessari, intendo quelli dei luminari e degli angoli, sono i medesimi di quelli da cui provengono gli accadimenti generali etc.». Sono infatti sorpresi dai mali coloro in cui si produce una permuta dei malefici con i luminari e sono allietati dalla fortuna coloro ove vi è permuta tra i luminari e i benefici. Ciò è la medesima cosa che avviene negli ammalati sulla base nei noviluni e dei pleniluni, come abbiamo mostrato in questo nostro trattato, come pure nel Primum Mobile e nella Cælestis Philosophia.
 

[1] Si tratta di un paraselenio, comunemente recensito all’epoca tra i fenomeni meteorici che appaiono nella regione dell’aria. È simile al parelio, ma più debole e assai più raro e mai accade se non intorno al plenilunio. Come il parelio, sembra essere indice di piogge future, manifestandosi quando l’aria è uniformemente densa e spessa, cfr. Arist. meteor. 377b15ss.

[2] nova hæc.

[3] Retulit Professor visionem hanc Excelso Principi.

[4] Alle ore 19 e 13 minuti UT, eclissi umbrale di una durata di circa 3 ore.

[5] Alle ore 10 e minuti 30 UT, un eclissi anulare.

[6] Questa espressione, noctis sequentis, N.S., significano che l’ora è presa a partire dal tramonto del Sole. Se consideriamo che il Sole, alla latitudine di Roma, tramonta il 30 gennaio circa alle 16 e 55, 14 ore dopo saranno le 6 e 55 del 31 gennaio, ora locale, che corrisponde alle ore 6 e 5 minuti di tempo universale. L’eclissi fu in effetti totale e la sua durata di 4 ore e 15 minuti.

[7] Alle ore 21 e 22 minuti UT, eclissi umbrale parziale di più di quattro digiti e della durata di 2 ore e 10 minuti.

[8] Per regressum separabatur, è la forma di separazione mutua, quando l’astro che precede è retrogrado, il seguente è diretto, cfr. G. Bezza, Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo, Milano 1992, p. 379.

[9] Intorno al 10 dicembre Marte formava la prima stazione a 13 gradi del Leone, Saturno perdurando a 11 gradi del Toro.

[10] Giove forma la sua prima stazione intorno al 22 novembre del 1646 a gradi 8 del Leone: si applica quindi al quadrato di Saturno, essendovi tra i due astri un intervallo di 3 gradi. Diviene tuttavia retrogrado nei giorni successivi e ìertanto la figura quadrata non giunge a compimento.

[11] Alla latitudine di Roma, 2 gradi di Leone sorgevano contemporaneamente al levarsi di Marte, 4 di Leone al levarsi di Giove, 7 di Leone al levarsi di Sirio.

[12] Intorno al primo di marzo, Marte è nella sua seconda stazione a gradi 24 del Cancro e riprende il moto diretto, Giove diviene diretto verso il 22 di marzo a gradi 28 del Cancro e la loro congiunzione avviene intorno al 2 aprile a gradi 28 del Cancro. Intorno al 22 di maggio, la declinazione di Marte e di Saturno è uguale in segno e in numero (circa 16°45’ Nord): sono quindi nelle parti che Tolemeo chiama vedentisi ed equipotenti (quadr. I, 15). Allo stesso modo, intorno all’8 luglio anche Saturno e Giove sono in parti vedentisi (la loro declinazione è circa 17°53’ Nord): allora la longitudine di Saturno è 58°, quella di Giove 132° e la loro distanza longitudinale 74°, prossima ai 72° che costituiscono un quinto del cerchio, quintilis appunto, che è una delle nuove figure o rapporti musicali escogitati dal Keplero e accettati dal Placido su fondamenti armonici, cfr. Cælestis Philosophia 2,2.

[13]  La Luna, al massimo dell’eclissi, era nel quadrante occidentale compreso tra il culmine e l’occidente, nel settimo luogo a partire dall’oroscopo e alta sull’orizzonte occiduo di circa sei Lune piene. Secondo la dottrina di Tolemeo (quadr. 2,7) indica per ciò che gli effetti inizieranno circa dodici mesi dopo il deliquio.

[14]  Le posizioni dei pianeti corrispondono, in realtà, al giorno precedente. La figura è eretta per 41 gradi di latitudine, che era generalmente riconosciuta per Napoli al tempo del Titi (cfr. Ephemeridum cælestium motuum. Ab initio Anni 1661 usque ad totum 1665 iuxta Hypoteses Philippi Lansbergi... D. Placidi de Titis Perusini Olivetani in Almo Ticinensi Gymnasio Matheseos interpretis, Ticini Regii 1661, p. 140). Le ore 17 e 30 mi. dal tramonto del Sole corrispondono all’incirca alle ore 12 e 55 mi. del giorno seguente, ora locale, 13 ore e 52 mi. UT.

[15  ]Intende: una figura quadrata non lungo la linea mediana dei segni zodiacali, ma lungo una linea ideale del moto orario: poiché un’ora equinoziale comporta 15 gradi di equatore, una figura quadrata fra due astri lungo il moto delle ore si forma quando la loro distanza è pari a 90/15 = 6 ore.

[16  ]Intende quella del gennaio 1647.

[17]  Della figura di questa eclissi, il Titi non fornisce alcun dato. Qui intende l’angolo che precede, nel senso del moto diurno, il luogo del luminare eclissato, secondo Tolemeo, quadr. 2,7. Il grado di questo angolo dovreebbe tuttavia essere piuttosto nei primi gradi del Leone che negli ultimi del Cancro.

[18]  Il luogo di Marte era a gradi 25 del Capricorno.

[19]  Il Titi non determina nella figura il luogo della sorte di fortuna per gradi, ma la colloca in una delle dodici case e appare nella quarta e nel segno del Capricorno.

[20]  Quella del gennaio 1647.

[21]  Signum mobile è il tropico, commune è il bicorporeo.

[22]  Ciò ha senso solo se si considera come segno dell’ottava casa i Gemelli, che sono comandanti rispetto al segno del Capricorno, cfr. Tolemeo, quadr. 1,14.

[23]  Temporis lumen equivale a phôs hairetikon. Il Sole è luminare del tempo perché, in una disposizione o figura diurna, è sopra l’orizzonte.

[24]  Cfr. quadr. 2,7: «I segni che al tempo dell'eclissi hanno una posizione prossima all'oriente significano ciò che accadrà ai frutti e alla giovinezza e alle fondazioni; quelli che sono prossimi alla culminazione ai riti sacri, ai re, all'età media; quelli che sono presso l'occaso intono a ciò che riguarda il mutamento delle leggi, alla vecchia età, ai morti».

[25]  Questa espressione designa, nel lessico tecnico del Titi, la posizione di un astro rispetto agli angoli della sfera locale. Vuole quindi dire che Masanello fu ucciso nella quarta ora dopo il sorgere del Sole.

[26]  Luna vero propriam ibi oppositionem; ma la Luna il 16 luglio è tra il secondo e il terzo decano del Capricorno, quindi in opposizione al Sole della figura iniziale.

[27]  Luminarium satellitium. Satellitium traduce il greco doryphoria.