Giuseppe Bezza

La greppia.

(Schema 1, giugno 1986)

La greppia appare come una vaga nebulosità alquanto dilatata, smorta all'aspetto e vagamente aranciata; si trova collocata sul petto del Granchio ed oggi è recensita nelle carte stellari come M44 Cancri, talora come e Cancri (denominazione di Bayer) dalla designazione della sua stella più appariscente. Essa appartiene al gruppo delle cinque nebulose elencate nell'Almagesto. La maggior parte delle quali sono da Tolomeo (Quadripartitum, 1,9) accomunate alla natura di Marte e della Luna: di Marte, perché rosseggianti o fosche, della Luna perché scolorite o giallastre (pallentes ) e di luce fioca, onde appaiono macolate, quasi peste. In particolare la greppia è denominata da Tolomeo, unitamente alla nebulosa che si trova all'estremità della mano destra di Perseo (H33 e H34) condensazione nebulosa. «Nel dodecatemorio del granchio vi è una nebulosa simigliante alla via lattea, posta fra le piccole stelle che sono ritenute essere gli occhi del Granchio. Questa nebulosa è chiamata phatnê, greppia, gli astri onoi, asini, l'uno boreale, l'altro australe» (1). É un principio fondamentale dell'astrologia che ogni effetto ha sempre una certa relazione di simiglianza con la sua causa, sia essa unica o molteplice. Pertanto le stelle che hanno luce chiara e splendente producono effetti simili alla loro natura, allo stesso modo le stelle di poca luce ed oscure, segnatamente le nebulose. Chiariamo: per la conoscenza del tempo futuro Tolomeo (Quadr . 2,11: de particulari natura signorum in tempestatibus ) espone le qualità peculiari di ogni segno dello zodiaco in virtù di due considerazioni: a) secondo la natura propria di ogni dodicesima parte dell'anno, ovvero del segno assunto nella nona sfera, considerato in senso assoluto e semplice, distinto da ogni stella; b) secondo le stelle, vuoi la luce che quella porzione concretamente distingue. Il segno del Cancro, dice Tolomeo, è nel suo complesso sereno e caldo, ma in particolare presso la greppia genera un soffocante calore, produce terremoti e diffonde caligine. Invero, per quanto attiene ai loro effetti, le stelle che partecipano della natura di Marte sono tumultuose, della natura della Luna burrascose (2).Di nuovo, nell'ultimo capitolo del II libro del Quadripartitum (de observandis meteoris et facie coeli), Tolomeo conclude l'esposizione della dottrina che concerne la previsione dei mutamenti del tempo con la prescrizione di una serie di osservazioni visive. Queste riguardano principalmente i fenomeni atmosferici relativi al Sole, alla Luna e alle stelle, fra queste soprattutto le nebulose e massimamente la greppia. Quando, ad es., «essendo il cielo sereno, la loro consistenza (delle condensazioni nebulose) si fa più vaga ed appaiono quasi svanire e gonfiarsi, è allora indice di precipitazioni piovose, ma quando appaiono chiare e palpitano senza posa indicano venti impetuosi». Invero la greppia è tra le nebulose che indicano mutazioni atmosferiche iuxta antiquorum experientias » (3). La greppia, leggiamo ancora negli scolii di Teone ai pronostici di Arato, è infatti per sua natura indistinta e difficile a percepirsi esattamente; essa scompare per una lieve perturbazione dell'atmosfera, ma quando appare chiaramente è segno che non v'è perturbazione e che l'aria è in tutto pura» (4). In verità tutto ciò che Tolomeo dichiara in questo capitolo costituisce una tra le non piccole difficoltà dell'arte, onde accade che per questo motivo «ingiustamente sia tolta all'astrologo la stima» (5). Arcobaleni, aloni, parelii, corone, scintillazioni sono tra loro assai simili almeno in questo, che tutti dipendono, fra le altre cause, da fattori igrometrici dell'atmosfera. Ascoltiamo ancora Teone: «L'umidità dell'aria sopraggiunge a noi in modo inavvertito e a causa di tale umidità e densità Phatnê, essendo per sua natura debole a percepirsi, diviene invisibile. Ora, giacché essa si interpone tra gli Asini, allorché diviene invisibile, dà a noi l'impressione che le due stelle si avvicinino l'una all'altra. In verità la ragione per cui non ci appare più Phatnê e i due astri si avvicinano l'un l'altro sta nel fatto che noi li percepiamo attraverso un'aria offuscata, sebbene ancora non si tramuti in acqua. Suole infatti ingannare la distanza degli oggetti percepiti attraverso l'acqua. Allo stesso modo, quando Phatnê si oscura, mentre gli astri (i due Asini) manifestano chiaramente la loro posizione, ciò preannuncia precipitazioni piovose. Phatnê infatti viene nuovamente oscurata dall'aria che è posta intorno ad essa.» (6). La greppia presenta quindi due tipi di variazione del suo scintillio: una variazione di colore ed una variazione di intensità luminosa. La prima è prodotta da ostacoli relativamente lontani da chi osserva e dà informazioni sulle masse d'aria più lontane; la seconda da ostacoli relativamente vicini all'occhio e dà informazioni sulle masse d'aria più vicine. Un'osservazione metodica e regolare permette di stabilire una curva di scintillazione, la quale «risente nel suo andamento della curva barometrica e di quella relativa allo stato igrometrico dell'atmosfera» (7). In altre parole una forte curva di scintillazione designa sempre uno «stato anormale dell'atmosfera o per eccezionale grado di umidità o per intenso vento», una forte scintillazione è quindi caratteristica «del tempo ciclonico e preciclonico» e porta a presagire con sicurezza «entro le 24 ore successive il radicale cambiamento del tempo... Pertanto nello studio del presagio locale, interessando spesse volte ampie zone, ove particolari interessi richiederebbero la conoscenza con buona approssimazione dell'andamento futuro del tempo, sarà bene tener presente l'elemento di cui sopra» (8). Tralasciamo di esporre minuziosamente i presagi che gli antichi traevano dall'osservazione visiva della greppia; essi si trovano d'altronde in Arato, nelle note di Teone, nella parafrasi del Quadripartitum di Efestione Tebano, ma non possiamo dimenticare che queste previsioni del tempo atmosferico considerano un gruppo di stelle: Phatnê e i due asini. Questo gruppo stellare forma presso gli Arabi l'ottava mansione lunare: «Gli Arabi chiamano la prima stella (del Cancro) la nube, al natsra, la punta del naso...» e ancora «chiamano le due stelle che seguono la nube le due narici del Leone (g e d Cancri)» e il gruppo costituito da queste due stelle e dalla nube è inoltre chiamato «la bocca del Leone e la nube stessa l'ugola (al-lâhat )» (9). Al natsra compone dunque l'ottava mansione lunare e con questo nome la troviamo nei lunari e nelle compilazioni astrologiche (10). Non sembrerà allora inopportuno ricordare che questo gruppo di stelle, nella sfera cinese, era formato da g, d, J, e Cancri, la cui disposizione è quella di un quadrilatero, al cui interno si trova la greppia e la cui base è rappresentata dall'eclittica. Qualunque sia l'antichità di questa rappresentazione si noti che la posizione dell'eclittica rispetto alle stelle non muta sensibilmente a causa della precessione degli equinozi. Così formato, questo asterismo porta il nome di Koui, gli antenati o, meglio, dei manes o lemures . Sappiamo come presso i Romani le anime dei morti fossero solite perseguire i ricordi e i sogni, quasi rimproverassero la coscienza dei vivi. Ma presso i Cinesi la loro azione era più energica: si pensava infatti che «gli antenati punissero i miscredenti inviando loro malattie e fu pertanto dato a questo asterismo il nome di T'ien-soung, il punitore celeste e lo si fece presiedere alle malattie e alla morte e allo sterminio, giacché gli antichi Cinesi credevano che i mani dei defunti continuassero ad esercitare una severa sorveglianza sulla condotta dei vivi e che li punissero per i loro misfatti... Si supponeva che questi mani avessero la loro residenza nella nebulosa del Granchio: "Nel centro - dice il canone delle stelle - si trova una stella bianca come la farina o come infiorescenze di salice. Essa somiglia a una nube, ma non è una nube, somiglia a una stella, ma non è una stella. Non se ne vede che un fluido sottile e la si chiama I cadaveri accumulati , Tsì-chi o Le anime dei cadaveri accumulati , Tsì-chi-k'i ". La si chiama ancora L'essenza dei mani , Koui-tchì o semplicemente L'essenza , Tchi » (11). Nel testo del Quadripartitum commentato da Ali ibn Ridwân è aggiunto, là dove Tolomeo elenca gli Asini, occhi del Granchio, che partecipano della natura del Sole e di Marte: «è manifesto che questa loro complessione recide e distrugge» (op. cit. fo. 15v). Questo asterismo, ottava mansione della Luna, è dichiarato umido e piovoso nella compilazione bizantina (Cat.Cod.Astr.Gr. cit. n. 10), chi nasce in essa sarà soggetto a grandi perturbazioni, a continui processi. Essa prende nome, nel Lexicon del Vitali (cit. n. 10), di al nuthreh, statio infirmitatum . Le infermità che la greppia causa sono, conformemente alla sua nebbiosa natura, l'oscurità e la tenebrosità, e colpiscono il bene più prezioso, la vista, allo stesso modo delle Pleiadi, della doppia nebulosa vermiglia che è presso l'occhio del Sagittario, di quella non distante dall'aculeo dello Scorpione, della Chioma di Berenice e dello scroscio d'acqua dell'Acquario (12). Abbiamo detto che le stelle che hanno natura di Marte e della Luna appaiono macolate alla vista, quasi peste, così come diciamo della frutta quando cade e appare magagnata, sì che ben si vede dall'esterno; allo stesso modo diciamo che è magagnata quando dentro ha il baco e fuori non appare. Onde chi ama mettere in mostra le magagne altrui, in qualche parte è egli stesso magagnato. Inoltre «l'occhio è la fiaccola del corpo; se il tuo occhio è sincero, tutto il tuo corpo è illuminato; se è guasto, tutto il tuo corpo è oscuro» (Matteo , 6,22-23). Quando pertanto Phatnê è strettamente familiare ai significatori dell'animo o all'astro che sulle qualità dell'animo esercita la sua potestà indica, ci dice il Cardano, «i grossolani, gli inquieti, coloro che commettono atti vergognosi, gli indecisi e gli incostanti, pieni di travagli, poveri, che hanno discredito, i crapuloni e i bevitori smodati» (13). Ma per quanto riguarda l'operare e la fortuna essa indica diminuzione e incostanza. Nel codice laurenziano che contiene il testo di Teucro sul coascendere delle immagini, la nebulosa del Granchio indica «l'occultamento delle cose mondane» (14). Phatnê è chiamata dai latini praesepe, ma noi abbiamo preferito chiamarla greppia, interpretandola come il luogo concavo posto nella stalla ove si pone la pastura ai giumenti e avremmo altresì potuto chiamarla mangiatoia, che ben traduce l'arabo al-malaf, dando così a noi l'idea di qualcosa di spregiativo, di chi è chiuso e legato per la pastura, degli «incommodi di quella servitù che s'acquista per soverchio amore de'comodi» (15). Altre cose potrebbero aggiungersi intorno alla greppia, tanto è ricco il mito, ma le tralasciamo in quanto ci paiono incerte e difficile ci sembra il commentarle. Chiudiamo con la breve e riassuntiva definizione del Vitali (op. cit., p. 386): Praesepe stella est Nebulosa, in pectore Cancri de Natura Martis et Lunae existens nunc temporis in gr. 3 Leonis cum uno fere gradu latitudinis borealis: Stella, inquam, infensa nimis, et pessimae qualitatis; quippe cum Sole aut Saturno repentinis motibus turbat aerem, ventos infestissimos ciet, pluvias et imbres impetuosos ex repentino affert, fulgura facit et tonitrua, atque suo tempore nives. In Genethliacis vero cum luminaribus affert caecitatem aut debilitatem in oculis; in horoscopo autem reperta hominem violentum facit, seditiosum, vagum, incostantem, et etiam oculorum affectionibus laborantem. La sua A.R. è 129°18', la sua declinazione 20°10'. Sorge a Milano con gradi 5°25' del Leone, si corica quando sorgono gradi 9°42' dell'Acquario. Dista dall'eclittica gradi 1°33'31" e la si può inserire a gradi 6°30' del Leone (valori 1950).


NOTE

1. Scholia in Aratum Vetera, ed. J. Martin, Stutgardiae 1974, p. 434-435.

2. Stellae Martiae tonitruosae, Lunares turbidae, caliginosae, tenebrosae, Io. Stadius, De fixis stellis commentarius, in Tabulae Bergenses aequabilis at adparentis motus orbium coelestium, Coloniae Agrippinae 1560, pp. 204-205.

3. Tractatus preclarissimus in iudicis astrorum de mutationibis aeris... per magistrum Ioannem Glogoviensem, Cracoviae 1514, diff. 41.

4. Scholia in Ar., cit., p. 477.

5. G. Cardano, Comment. in Pto. de Astr. iud., in Opera omnia, Lugduni 1663, tomo V, p. 239, col. 2.

6. Scholia in Ar., cit., p. 436-437; cfr. Theophr. de signis 1,23; 3,6; Lydus de ostentis, ed. C. Wachsmuth pp. 118, 134. Cfr. l'ultimo capitolo del libro XVI di Plinio, nat.hist.: Cum sereno caelo apparere defierit, atrox hyems sequitur.

7. C.A. Murri, La scintillazione delle stelle nella previsione del tempo, in Geofisica pura ed applicata, VI.1944, p.138.

8. C.A. Murri, op. cit., p. 143.

9. H.C.F.C. Schjellerup, Description des étoiles fixes composée au milieu du dixième siècle de notre ère par l'astronome persan Abd-al-Rahman al-Sûfi, St. Pétersbourg 1874, p. 150; cfr. Le livre de l'ascension de l'esprit...par Grégoirre Aboulfarab (ed. F.Nau), PAris 1900, p. 108.

10. E. Svenberg, Lunaria et zodiologia latina, Göteborg 1963, p. 49; Cat.Cod.Astr.Graec., narici IX/I p. 145; G. Bonati, Tractatus decem Astronomiae, X,5; Jo. Glogoviensis, cit. diff. 38; Ali ibn Ridwân, Comm. in Pto. Quadr., Venetiis 1494, fo. 52r; H. Vitalis, Lexicon mathematicum, Parisiis 1668, p. 272; Compilatio Leupuldi ducatus Austrie filii de astrorum scientia, Venetiis 1520, 6,1.

11. G. Schlegel, Uranographie chinoise, La Haye-Leyden 1875, 436-438.

12. Sono queste quelle recensite in Tolomeo, Quadr. 3,12, ma cfr. l'elenco in Firmico, 6,31,88. Sulla greppia e l'affezione agli occhi: Manilio, 4,530; V. Valante (Kroll 110,12: indebolimento o privazione della vista); Liber Hermetis, Gundel 58; Antioco (Cat.Cod.Astr.Graec. VII 111); Rhetorio/Teucro (ibid. 200); Albumasar (ibid. V,I, 169); cfr. ibid. V,I,208; Efestione (Pingree I,10: Phatnê produce leucoma; I,93: quanti hanno l'oroscopo presso la greppia soffrono di cataratta); Firmico 8,22,4.

13. G. Cardano, Aphorismorum astronomicorum segmenta septem, 4,130, in op.cit. tomo V, 58; cfr. A. Argoli, Ptolemaeus parvus in Genethliacis iunctus Arabibus, Lugduni 1652, p. 114.

14. F. Boll, Sphaera, Leipzig 1903, p.45; cfr. p. 128. Si confronti Liber Hermetis, p.58: velamen saecularium rerum significat. Una questione, rimasta irrisolta, è che Phatnê e nephelion (tou karkinou), sebbene siano sinonimi, appaiono di fatto distinti nei manoscritti di Teucro. Si consideri inoltre l'enorme spazio assegnato alla nebulosa o al suo sorgere: dall'11° al 14° grado del Cancro (Cat.Cod.Astr.Graec. V,I,208); dal 10° al15° (ibid. V,I,226); Antioco: dal 9° al 15° (ibid. VII,111), dal 10° al 15° (ibid. VII,112); Rhetorio-Teucro: dal 9° al 15° (ibid. VII,200).

15. N. Tommaseo, G. Rigutini, Dizionario dei sinonimi della lingua italiana, Milano 1925 s.v. Si osservi nondimeno che Phatnê non è compresa nel catalogo dei vizi, ovvero tra quelle stelle non brillanti che «impressionano la parte passiva della psiche», cfr. Cat.Cod. Astr. Graec. V,I,206s; VII,112-113; 115-116, ma solo tra i gradi che producono malattie; d'altro canto la denominazione di systrophê (condensazione), propria della greppia, significa "il girare intorno", il "vortice" e non è quindi dissimile da skotismos e skotodinia, l'oscuramento, le vertigini, il capogiro, cfr. H. Stephanus, Thesaurus s.v.; nondimeno systrophê è termine tecnico per indicare l'uragano (Theophr. de ventis 34) e, presso i medici, gli indurimenti, i nodi nervosi, i tumori.


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