Giuseppe Bezza

Al-ghûl, l'orco.

(Schema 3, dicembre 1986)

    Perseo, Suwar al-Kavahib al-Thabita Parigi,
Bibliotèque Nationale (Ms Arabe 5036)  

A tutti è noto il mito di Perseo e di Medusa. Le quattro stelle che ne rappresentano la testa (b, p, r, w Persei) e che sono dette gorgoneio (Hipparch. in Ar. 2,3,27; Tolomeo, alm. 7,4) sono assorbite da una piccola lingua della via lattea. Di esse la più brillante è b Persei, detta comunemente Caput Medusae.

Il mito greco venne interpretato in chiave metereologica (cfr. Quint.Sm. 14,454-458), giacché Medusa e le sue sorelle, mostri orribili ed oscuri che vivono nelle tenebre dell'Occidente, impersonificherebbero le nubi della tempesta (1). Nube della tempesta che si forma sul mare (Serv. ad Aen. 5,823; ad Georg. 4,403) la bella Medusa fu amata da Posidone e si unì a lui in "una molle prateria fra i fiori della primavera" (Hes. thg. 278; cfr. Ovid. met. 4,798; 6,119). La vittoria di Perseo indicherebbe pertanto il prevalere dell'eroe solare che uccide il demone della tempesta e della folgore (2). Gli antichi credevano generalmente che la folgore pietrificasse e in diversi scritti cabalistici le pietre che recano incisa la testa della Medusa hanno un valore apotropaico contro la folgore, la tempesta e gli attacchi dei demoni (3). Ma se il gorgoneio preserva dal malocchio, può altresì arrecare la morte: Persefone invia la testa del mostro a coloro che vuol fare perire (Hom. Od.12,634) (4).

b Persei è una stella variabile e non vi è un altra stella nel cielo la cui variazione sia così improvvisa. Tale fenomeno fu scoperto dal Montanari alla fine del XVII secolo, dimostrato poi da John Goodricke jr. di York nel 1782 e riaffermato dal Pickering nel 1880. Algol è una stella binaria soggetta ad eclissi. Si compone di un astro brillante e di uno smorto compagno. Ai nostri occhi la sua luce rimane più o meno costante per due giorni e mezzo, alla magnitudine visuale di 2,3; ma prima che inizii il terzo giorno decade, prima lentamente, quindi rapidamente, ad una magnitudine visuale di 3,5. In questo improvviso abisso rimane non più due ore e con grande rapidità ritorna alla sua massima lucentezza nell'arco di 3 ore e mezzo.

Se nella tradizione greca b Persei è la testa della Medusa, gli Arabi chiamano questa stella al-Ghûl, ovvero 'lo spirito maligno', 'il diavolo', 'lo spettro', 'il fantasma pauroso', 'l'orco', 'il cannibale'. Nella versione di Enoch del de XV stellis ermetico, la figura di Algol è una testa umana dalla lunga barba, una testa virile, non femminea, il cui collo è macchiato di sangue (5). A questa immagine ed al suo nome deve essere riferita la leggenda maghrebina raccolta da Joaquin Garcia Campos a Tetuan, secondo la quale "la famosa stella variabile Algol non è altro che la lampada che nell'abbaino della sua caverna, e su consiglio di Perseo, suo fedele amante, aveva collocato Fiore d'Amore (Naûrat ash-shaq), adorata e bellissima schiava dell'Orco, che non riusciva a farla sua, nonostante i doni e le carezze. Ella gli faceva credere che la luce della lampada brillava solo per guidarlo nell'oscurità della notte, allorché tornava dalla caccia, e che l'avrebbe smorzata poco a poco quand'egli fosse entrato nella caverna. Quando la giovane innamorata vedeva tornare dalla caccia al-Gol, il suo padrone, copriva successivamente, con più e più veli la lanterna, sino a farla apparire eclissata. Il difetto della luce avvertiva allora l'amante del pericolo: l'Orco era presente! Ma quando egli tornava alla caccia, i veli venivano alzati uno ad uno e la lanterna tornava gradatamente a risplendere. Perseo volava allora tra le braccia di Naura e l'amore divinizzava nuovamente l'antro. Ma gli innamorati furono una volta inaspettatamente sorpresi dall'Orco. Questi, fuor di sè dalla gelosia, assalì gli sprovveduti amanti, e giunse ad uccidere la schiava, ma a sua volta fu ucciso dall'innamorato che, cieco dal furore, lo sgozzò e da allora tiene nella mano, afferrata per i capelli, la testa del mostro. In ricordo e a venerazione dell'indimenticabile amata, Perseo, fedele alla sua Naura ben oltre la morte, continua perennemente ad animare e ad eclissare la lanterna che diede luce alla sua felicità perduta" (6).

La maggior parte delle stelle variabili, osservava il Boll nel suo bel saggio sui colori delle stelle, possono essere classificate come rosse o rossastre, ma Algol fa eccezione e ha una pura luce bianca (7); nondimeno as-Sufi dice che brilla di luce rossa (8) e rossa (o rosso chiara) è classificata nel De XV stellis ermetico (9). La natura di Algol è simile a quella di Giove e di Saturno, come l'insieme delle stelle della figura di Perseo, secondo Tolomeo (quadr. 1,9) (10). In quanto tale, sorgendo all'oroscopo o culminando fa "i ricchi e coloro che hanno molte sostanze e possedimenti in diverse regioni e città, amanti della campagna e delle costruzioni. E se la Luna osserva una di queste stelle (della natura di Giove e Saturno) al suo sorgere o al suo culminare, i nativi sono di ottimi costumi e rispettosi degli anziani, di nobili sentimenti, generosi, tolleranti, assennati, amanti dei familiari" (11).

Nel caso particolare, se Marte consorge o culmina con Algol fa l'uomo assai litigioso (12). Questa stella è una tra le più potenti di tutta la volta stellata nelle natività e negli inizi delle azioni. La sua pietra è il diamante, pietra di Saturno (C.C.A.G. 11,2, p. 119), per la cui durezza si tagliano le altre pietre e la sua virtù è l'audacia e l'animosità e la preservazione delle membra (13). La sua erba è l'helleborus niger, pianta velenosa, sporadica nei luoghi boscosi, dal piano submontano al cacuminale, che fiorisce da dicembre a marzo. Ponendo un poco di questa erba con dell'artemisia sotto il diamante, "potrai ottenere vendetta da chiunque tu voglia" (14). Saturnina, ho sentito dire, è la sua natura, ma conviene come carattere a Giove. Sua pietra è il diamante e l'elleboro ha per pianta, che è maligno e tenebroso. Pianta e pietra sono consonanti (15).

Stella dell'animosità, dell'audacia e del potere anche secondo gli astrologi del Rinascimento; se culmina con Giove, osserva G. Stadio, dà potere di vita e di morte sugli altri. La medesima cosa se culmina con il Sole, se Giove l'assiste (16). Viaggiando unitamente a Mercurio nel suo moto diurno, dichiara il Cardano durante il suo soggiorno in Scozia, significa il sacerdozio e l'autorità nell'amministrazione della legge (17). Suscita altresì la crudeltà e la violenza secondo l'Origanus (18). Unita alla sorte della Luna minaccia la confisca dei beni o la loro dissoluzione (19).

Ma questa stella è generalmente nota per essere associata alla morte violenta: "Se Marte, contraddicendo l'hairesis, si oppone o è in quadrato al Sole o alla Luna...presso il gorgoneio di Perseo, causa la morte per decapitazione o per mutilazione", dichiara Tolomeo nel nono capitolo dell'ultimo libro del quadr. In più tradizioni questa stella è associata alla mutilazione e alla pena capitale. Nell'antica Cina, durante l'autunno, si eseguivano i processi e le sentenze capitali e i corpi dei criminali venivano gettati in una grande fossa comune (20). In effetti, essendo condannati a morte per supplizio e mutilazione, i loro corpi non potevano essere accolti all'interno dei cimiteri consacrati (21). L'asterismo composto dalle stelle k, 30, 32, w, r, 24, 17, 15 della figura di Perseo, contrassegnato nella sfera cinese da otto stelle rosse, ha nome Ta-ling, 'la grande fossa'. Essa presiede ai luoghi di sepoltura. Se appare chiara e cospicua e se molte stelle sono visibili al suo centro, vi saranno molti morti tra i feudatari, molte malattie nel popolo ed insurrezioni armate; mentre l'apparire di minuscole stelle al suo centro indica il rincaro dei cereali e le malattie pestilenziali. Al centro di Ta-ling, nella sfera cinese è segnata una stella nera, che dà nome, essa sola, ad un asterismo, Tsì-chi, 'I cadaveri ammucchiati' e corrisponde a b Persei. Essa rappresenta i cadaveri che venivano gettati nella fossa comune. Quand'essa è chiara, è presagio che i morti saranno numerosi come la sabbia. Quando Marte entra nella 'fossa' vi saranno gemiti e pianti nell'impero, onde la sua oscurità era ritenuta presagio felice (22).

Nello Ps.Ptol. (Centil. 73) leggiamo: "Allorché Marte è con la stella posta sul capo della Medusa, e non è osservato da un astro benefico, né un benefico si trova nell'ottavo luogo, ed il signore del luminare del tempo si oppone a Marte o è ad esso in quadrato, il nativo avrà la testa mozzata. Se poi il luminare si trovasse alla culminazione superiore, il suo corpo sarà posto in croce; e se l'applicazione proviene dai Gemelli o dai Pesci, gli verranno recisi i piedi e le mani" (23). Ali ibn Ridwân, commentando l'aforisma, commenta: "Accadde un tempo che un servitore mi mostrò la natività del figlio del suo signore e vidi che il Sole era al medio cielo ed era l'afeta; e Marte era in quadrato a lui in ascendente, Saturno nel fondo del cielo e ascendevano i Pesci. Onde ne fui sconcertato e procrastinai il giudizio, dicendo: 'Prima che io giudichi, è necessario che si compino i giorni della nutrizione'. Il fanciullo crebbe ed io, pur essendo continuamente sollecitato ad esprimere un giudizio sulle sue inclinazioni, non osai farlo. Temevo infatti per lui la recisione delle mani e dei piedi e la forca, nonostante egli fosse mite e morigerato. Ma quando egli giunse all'età di 30 anni, fecero irruzione nella sua casa alcuni fuggiaschi, accusati di un delitto perpetrato in una città dell'Egitto ad essi furono catturati nella sua casa. Sicché egli perse con loro le mani e i piedi e fu posto alla forca. Ed io lo vidi sospeso senza le mani e i piedi" (24).

Algol ha una declinazione nord di 40°53'32", una latitudine di 22°25'45" settentrionale, un'ascensione retta di 46°45'49" (valori 01.1983) e può essere iscritta nello zodiaco a gradi 25°55'48" del Toro. Sorge a Milano con 1°55'43" dei Pesci, si corica con 23°08' dei Gemelli. All'orizzonte di Roma sorge con 22°33' dei Pesci, si corica con 16°44' dei Gemelli. All'orizzonte di Napoli sorge con 22°23' dei Pesci, si corica con 16°44 dei Gemelli. Culmina acronicamente al Sole nella notte del 12 Novembre.

 


NOTE

1. W. Roscher, Die Gorgonen und Verwandtes, 26.

2. J. Lenormant, Revue de l'histoire des religions, 1881, 38.

3. Le Blant, Notes sur quelques formules cabalistiques, Revue d'archéologie, 1892.1, 55; G. Schlumberger, Amulettes byzantines anciennes, Revue des études grecques, 1892,88.

4. La testa di Medusa fu tra i più efficaci apotropaia. Tegea diceva di essere imprendibile da quando era protetta da una ciocca dei capelli di Medusa (Paus. 2,21,5; 8,47,5); ogni goccia del suo sangue fu capace di uccidere o di guarire (Eur. Ion 1003s), ma da alcune gocce cadute in terra nacquero le bestie feroci (FHG Iv, 313) e i serpenti velenosi della Libia (Apoll.Rh. 4,1517).

5. L. Delatte, Textes latins et vieux français relatifs aux Cyranides, Liège-Paris 1942, 280. Un'interpretazione del mito greco della Gorgone ci porterebbe troppo lontano dal nostro limitato intento. Segnaliamo nondimeno alcuni riferimenti letterari greci che ci sembrano pertinenti alla natura della stella. Gli occhi spalancati di Medusa lanciano bagliori (Hom. Il. 5,741; 8,349; Aesch. Coeph. 249). In Hesych. gorgwpiV (s.v.), altrove epiteto di Atena, cfr. Soph. Aiax 450 (Athena è un paranatellwn dell'Ariete, segno col quale consorgeva la nostra stella), è definito: 'dal tremendo sguardo' e gorgoV 'estremamente mutevole'. La testa della Medusa è chiamata 'gorgone', dice la Souda (s.v. Medousa) "per la celerità della sua azione". Alessandro Mindio (ap. Athenaei Naucraticae, Dipnosophistarum libri XV, ed G. Kaibel 489) dice che i nomadi della Libia chiamano gorgone un certo animale, simile al montone selvatico, la cui chioma dalla fronte scende sugli occhi, ma non appena scuote la chioma, uccide chiunque guardi.

6. Joaquin Garcia Campos, De Toponimia arabigo-estelar, Madrid 1953, 39-40. Uno dei più profondi arabisti del Maghreb, don Faustino Marti, "nos dijo que recordaba perfectamente haber oìdo, quizà màs de una vez, una historia idéntica, o parecidisima, a uno de tantos populares narradores de cuentos que en los sokos, o mercados maroquìs, hacen las delicias de los muchachos y desocupados, poniendo a contribuciòn su memoria, o su propria fantasìa, y atrayendo a los oyentes con invocaciones a Al-làh, o al son de una campanilla".

7. F. Boll, Antike Beobachtungen farbiger Sterne, Abh. Kön. Bay. Akad. Wiss., Philos.-philol., hist. Kl., 30. 1916, 76, n.2.

8. H.F.C. Schjellerup, Description des étoiles fixes composée au milieu du Xe siècle de notre ère par l'astronome persan Abd-al-Rahman al-Sûfi, St. Pétersbourg 1874, 87.

9. L. Delatte, op.cit., 250.

10. Allo stesso modo l'anonimo del 379, Rhetorio, Liber Hermetis (Gundel 53,11) il De XV stellis e in generale tutti gli astrologi. Solo Agrippa (De occulta philosophia 2,31) antepone Saturno a Giove, quasi a significare il carattere malevolo della stella. D'altro canto nel libro dello Ps.-Ptol. edito dal Boll (op.cit. 77,82), che dà ad ogni stella la natura di un solo pianeta, Algol è detta simile alla natura di Saturno. Solo il Bayer, credo, la recensisce di natura Saturno e Venere, forse fondandosi sull'autorità di Omar Khayyam, Traktaty, transl. B.A. Rozenfel'd, Moscow 1961,23. Ma cfr. John of Eschenden, Summa astrologiae..., Venetiis 1489, fo. 38r: "Stellae Persei qui defert caput algol vel demonis sunt de natura saturni et Veneris"

11. Rhetorio, C.C.A.G. 8,4, c.58.

12. L. Delatte, loc.cit.: "Si autem Mars fuerit cum ea in ascendente vel in medio caeli, facit hominem litigiosum fortem"; cfr. ibid. 279: "Et si Mars est cum ea in ascendente vel in medio caeli, facit homines fortes et bellantes". L'effetto della stella è così stato riassunto dal Cardano, De supplemento Almanach, 19 Opera Omnia V,589: "Cui caput Algol infortunatur, accidit capitis periculum; si fortunabitur, acquiret gladii super homines potestatem"

13. op.cit. 260; tuttavia: "Et si quis vult deferentem illum incantare vel ficticiare, incantatio revertitur super facientem illud".

14. op.cit. 267. L'artemisia o assenzio, che cresce in luoghi incolti e asciutti, di sapore aromatico, acre ed amaro, è pianta attribuita al segno dello Scorpione (C.C.A.G. 7,232; 8,3, 139). Questa operazione ha da farsi essendo la Luna con Algol.

15. John Gower, Confessio Amantis, cit. da E. Zolla, Le meraviglie della natura, Introduzione all'alchimia, Milano 1975, 177-178.

16. Jo. Stadius; Tabulae Bergenses..., Coloniae Agrippinae 1560, 210; ma cfr. A. Argoli, Ptolemaeus parvus..., Lugduni 1652, 131: "Etiam si non respiciatur a Iove".

17. G. Cardano, Opera Omnia V, Lugduni 1633, 513.

18. D. Origanus, Astrologia naturalis, Massiliae 1645, 207.

19. Jo. Stadius, loc.cit.

20. Le Yue-Ling, Observances mensuelles, ed P. Grison, Nîce 1972, 44.

21. Tcheou-li 2,21.

22. G. Schlegel, Uranographie chinoise, Leyden 1875, 350-351. Le stelle che compongono Ta-ling non sono molto brillanti: la magnitudine di r è 3,5; di k è 4; di 17 è 4,5; di 32, di w, di 24 è 5, di 30 e di 15 è 5,5.

23. Cfre. L. Delatte, cit., 250: Si Luna fuerit cum ea in ascendente et Mars vel Saturnus eam aspexerit ex opposito, significat malum et ammissionem capitis. cfr. p. 279. L'aforisma del Centiloquium presentava nel testo latino 'Sole' al posto di 'Marte', anche in considerazione della simiglianza dei loro simboli. Di questo avviso è Joannes Bonus de Bonitatibus, Astronomia expurgata ad mentem Antiquorum redacta... (ms. sec. XVIII B.N. Milano, lib. III, fo. 36v) nella sua interpretazione della natività del primogenito del Cardano.

24. Haly Heben Rodan, Commentarii in Pto. Quadr., Venetiis 1494, fo. 114r. Su Algol qualificatrice del genere di morte cfr. la bella interpretazione della genitura del primogenito del Cardano in P. Titi, Tabulae primi mobilis..., Patavii 1657, 136-139.


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